Gira e rigira è passato più di un mese dal mio ritiro alla 100 miglia del Monviso. Da allora sono state settimane di “riposo” da programmi e tabelle, ma cariche di montagna ed attività fisica un po’ a sentimento.
Terminata la settimana di recupero mi lancio in lunghe uscite in valle, desideroso di cogliere quanto più possibile da una finestra di bel tempo e di tempo libero.
Ad inizio agosto chiudo finalmente il giro intorno al Monviso, in una di quelle giornate rare, dove tutto sembra allinearsi in una sequenza positiva: il meteo, le sensazioni fisiche e mentali. Corro con alcuni tempi in mente, giusto per avere degli orari di riferimento, per vedere quanto posso impiegare in totale autonomia. Ed ancora una volta mi ritrovo a pensarlo: quanto è bello avere alle spalle un allenamento che ti permette di portare a casa una giornata così? Quanti altri sport ti regalano tanto?
Il giro del Monviso è un anello che tocca tutti i principali rifugi intorno alla montagna da cui prende il nome. Nel mio caso partendo da Castello (Valle Varaita) seguo il percorso in senso antiorario salendo per il Colle San Chiaffredo, toccando in ordine i rifugi Quintino Sella e Giacoletti, passando per il sentiero del Postino ed il buco di Viso, ed infine i rifugi Visò in Francia e Vallanta scendendo per l’omonimo vallone che riporta a Castello. 38 chilometri con circa 2.700 mt di dislivello positivo in quota, per lo più su sentieri relativamente tecnici, che regalano scorci mozzafiato sulla montagna alta 3.841 mt
Chiudo l’anello in poco più di 6 ore, mi rintano a Casteldelfino dai nonni, mangio e sonnecchio per il resto del pomeriggio, ricarico le batterie in attesa del giorno successivo.
Domenica un altro giro in alto, meno impegnativo e condito con una tappa polenta al rif. Vallanta con la famiglia.
La settimana del 5-11 agosto vola via tra un piccolo viaggetto ad Embrun (in Francia) per il compleanno, qualche giro dietro casa nel caldo torrido di questi giorni, parecchio lavoro in ufficio e fuori. Chiudo con una fuga in alto la domenica mattina, alla ricerca del fresco.
Qualche giorno più tardi prendo parte al Trail des Etoiles, sulla distanza di 56km, ma di questo parlo nel prossimo post.
In questi giorni ho fatto mente locale sulle sensazioni, ho provato a correre spingendo ma restando in una zona confortevole, mangiando e bevendo adeguatamente e provando diverse soluzioni: gel, pane marmellata e burro d’arachidi, caramelle gommose. Ho riscoperto il piacere di stare in montagna muovendosi, collegando puntini sulla cartina con il proprio zainetto, le scarpe da corsa ed i paninetti.
Le buone sensazioni e la gioia con cui ho sbacchettato su e giù mi hanno riportato alla felicità elementare di correre, dopo essermi perso un po’ troppo a lungo sugli aspetti tecnici e performativi della 100 miglia e sulle cause del ritiro.
Alla fine, come mi hanno ricordato qualche giorno fa in un contesto che magari condividerò più avanti, correre diventa una parte della tua personalità, del tuo essere. Ricordati di vivere la corsa come tale - e non sempre e per forza come un rompicapo da risolvere - te ne ri-innamorerai ancora di più.
Buone corse.