Lo scorso Aprile sono tornato a gareggiare in Toscana, in un luogo in cui lo scorso anno ho lasciato un pezzetto di cuore, ad una gara della quale mi sono un po’ innamorato.
Lo stile di Tuscany Crossing è diverso da quello con il quale sono cresciuto in questo sport. Ne ho già parlato altrove ma questa cosa delle gare corribili1 mi ha preso abbastanza ed anche quest’anno mi sono trovato a preparare una gara di 100 km con 3.600 mt di dislivello (tutto sommato un percorso “gentile”) per la maggior parte su strade bianche.
La gara
La Tuscany Crossing nasce nel 2012 da un’idea di Aurelio Michelangeli e Roberto Amaddii. La loro visione è quella di creare una gara che unisca la sfida sportiva alla scoperta di un territorio unico: la Val d’Orcia, riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2004. La prima edizione si svolge nel 2013, con percorsi di 50 e 100 km, partendo da Castiglione d’Orcia. Nel corso degli anni, la manifestazione cresce, diventando un appuntamento imperdibile che coinvolge quattro comuni e quattordici borghi, con una partecipazione da parte della comunità che contribuisce con un approccio familiare all’evento, che si percepisce fin da subito arrivando al piccolo Village.
Oggi chi vuole perdersi in questa meravigliosa terra può farlo su tre diverse distanze: 53 e 103 chilometri e 100 miglia. La gara è riconosciuta come prova qualificante per l’Ultra-Trail du Mont-Blanc e per Western States 100.
Per il secondo anno corro la distanza una distanza che mi ha stregato, quella dei 100 chilometri. C’è qualcosa in quel numero, o nella durata di una gara con queste caratteristiche, o lo stile leggero con il quale la si può affrontare, che mi strega.
Il percorso prevede una prima metà particolarmente scorrevole, con alcuni dislivelli relativamente innocui, ed una seconda parte molto più aspra, soprattutto con 50km veloci nelle gambe. Nel 2024 ho scelto questa gara perché sufficientemente veloce da poter puntare a lungo termine un sub 10 ore, ma al contempo non totalmente piatta o comunque su Trail.
Come ci arrivo
Un po’ di grafici
Il periodo da Dicembre a metà febbraio è stato super consistente: una serie di settimane voluminose, concentrate sulla velocità, sul correre qualche mezza maratona e sul provare nuove pratiche (la forza in palestra e l’heat training).
A fine febbraio mi sono ammalato ed avvicinandomi alla prima gara ho dovuto ridurre il carico e concentrarmi sul recupero. Post Ultrabericus, con qualche strascico tra postumi della gara ed influenza, ho cercato di riprendermi e mettere ancora un giretto specifico in vista di Tuscany, ma una serie di impegni mi hanno tenuto lontano dalle scarpe da corsa (cosa che forse ha in parte giovato al risultato finale).
La partenza alle 10:00 di Ultrabericus è stata un lusso. Oggi mi sveglio alle 3:00 per una gara che comincia alle 5:00. La linea di partenza si trova a poco più di un chilometro dal podere dove dormiamo. Dopo la colazione ricontrollo lo zainetto, scrollo le attività di Strava degli ultimi mesi, piccolo gesto scaramantico, infilo l’antivento ed esco nella notte toscana, l’aria fresca e le stelle che anticipano una giornata di sole. Per la prima volta sono veramente consapevole che sto di nuovo per correre 100km.
Obiettivo e tattica
Questa è la mia gara A quanto meno per la prima parte dell’anno, quindi non ho motivo di essere conservativo. In un mondo ideale avrei voluto arrivare alla settimana di Tuscany più fresco, ma sono comunque fiducioso nella preparazione.
Come dice Rod Farvard “dopotutto abbiamo dodici mesi di allenamenti ed esperienza in più rispetto all’anno precedente”, per me vuol dire 5.800 km e 580 ore di allenamenti a piedi.
Dopo un inverno carico ed una primavera altalenante ho voglia di dare il massimo e raccogliere frutti.
Al contrario del mio solito, questa volta non ho scrutinato ogni chilometro di percorso sulla mappa, mi sono semplicemente annotato i tempi dello scorso anno con l’obiettivo di mantenere ritmi simili nella prima parte e rallentare meno nella seconda.
A livello nutrizionale ho preparato il piano con Gabriele Bossa, partendo da quanto fatto lo scorso anno (che ha funzionato) ed integrando con l’esperienza fatta nell’ultimo anno ed in gara a Vicenza.
Il piano
105-110g carbo /h : ho alternato gel Precision Fuel (circa l’85% di tutto l’intake) e sport drink Neversecond (per cambiare un po’) + due morsi non di più ad un panino con la marmellata.
Mediamente 500-750ml di acqua l’ora nella prima parte, 1L ora dopo il km 50, sempre con elettroliti.
Obiettivo A: correre sotto le 10 ore. Già lo scorso anno ho indagato questa possibilità, senza darmi grosse aspettative essendo la prima volta che correvo questa gara. Per correre in 9h59’ dovrei togliere 48 minuti, non esattamente una passeggiata. Ma so di aver lasciato sul tavolo molto tempo per una gestione dei ristori non ottimale ed un grosso calo nella seconda parte. Obiettivo molto ambizioso, ma forse non completamente fuori portata.
Obiettivo B: fare podio. So che la classifica è dettata da chi si presenta in partenza e talvolta non determina la bontà di una performance, però voglio fare esperienza sul gestire la competizione con i concorrenti e provare a fare almeno per un po’ la loro gara. Spesso mi ritrovo a cercare di smarcarmi da inseguitori che poi mi superano a doppia velocità nelle ultime fasi di gara. Quindi: più intelligenza.
Obiettivo C: migliorare il mio tempo dello scorso anno, ovviamente.
Giulia mi presta assistenza ai primi sette ristori, saltando l’ultimo. Questi sono situati a 10-15km di distanza l’uno dall’altro; a differenza dello scorso anno (ho corso con una belt e due borracce in mano) ho con me uno zainetto 12l col quale posso trasportare più materiale più comodamente, permettendomi di cambiare semplicemente le borracce di acqua ai ristori: io mollo quelle vuote e Giulia mi lascia quelle piene. In questo modo snellisco molto i passaggi ai ristori e tendenzialmente non fermo.
Strade bianche
I primi chilometri scendendo giù dalla Rocca di Tentennano me li godo. Siamo un gruppo di quattro atleti, io sembro quello più lanciato ma sono contento, per una volta, di tenermi un po’. Davanti abbiamo solo Carlo Salvetti, che ci semina dopo la prima curva ancora in centro a Castiglione.
Il percorso, raggiunta la base della rocca, risale verso Bagno Vignoni, scollina e poi scende dolcemente su San Quirico. Una larga strada bianca per raggiungere il paese di origine etrusca, dal 1000 d.C. tappa ufficiale della Via Francigena. Attraversarlo mentre ancora dorme, il rumore dei passi che rimbomba nelle vie vuote, mi riporta al periodo del cammino di Santiago, dove le partenze in sordina prima dell’alba erano la quotidianità.
Qui allungo un po’, approfittando del passo da maratoneta che ho sviluppato in questa prima parte dell’anno. Rimango solo e trovo il mio ritmo. 10km nella gara e forse ho fatto il mio primo errore. Intanto il sole sorge mentre abbandono la strada per entrare nel primo sentiero.
Volo il primo ristoro nel meraviglioso scenario della cappella di Vitaleta, primo scambio di borracce con Giuli. Le sensazioni sono di controllo, molto più di quelle dello scorso anno. Il cronometro segna passaggi simili ma non mi accorgo che con un cambio di percorso abbiamo già coperto un chilometro in più rispetto all’edizione passata.
Pienza è un’altra piccola meraviglia architettonica. A quest’ora la gente si sveglia e dai bar esce il rumore delle macchine del caffè ed il vociare toscano dei più mattinieri.
Poco dopo il paese mi faccio raggiungere da Francesco Gallo, che tanto non lo stacco. Chiacchieriamo un po’ fino a Montichiello, dove sono costretto a fermarmi per una rapida tappa fisiologica. Questa pausa basterà a farmelo scappare. Qui commetto il mio secondo errore: molto in anticipo sulla tabella, al ristoro di Montichiello non ho ancora svuotato la terza borraccia di h2o e sali, la lascio a Giuli e mi faccio dare quelle piene. Sul momento penso che non voglio fare casini e continuare con l’intake programmato; col senno di poi avrei sgolato le due bicchierate che restavano nella borraccia sul momento.
In questo tratto superiamo il grosso dei concorrenti della 100 miglia ed i gruppi partiti per la camminata; ogni volta che qualcuno mi segnala il distacco col secondo si aggiungono due minuti.
A Gallina (km 44) comincio ad accusare un po’ di stanchezza, ma vado avanti, ricordo che lo scorso anno a questo punto avevo già “finito le gambe”.
Dopo aver lasciato alle spalle Gallina, piccolo nucleo agricolo che segna l’ultima porzione di pianura prima della salita, la Tuscany Crossing cambia tono. Le strade bianche si fanno più aspre il silenzio torna protagonista, solo la ritmica cadenza di passi su ghiaia e terra smossa; l’orizzonte si alza piano verso l’Amiata.
La Montagna
Usciti dal paese incontriamo la prima lunga salita di giornata. Qui faccio anche i conti con la prima crisi, non tanto fisica quanto mentale. Cerco di raggiungere Campiglia senza pensarci troppo. Da li saremo oltre la metà.
Il tratto successivo è un’ottima cartina torna sole: nel 2024 avevo sofferto fitte lancinanti ai quadricipiti lungo le ripide discese che presenta il percorso. Quest’anno sono provato ma le gambe stanno bene. Continuo ad alimentarmi e a bere bene, mi concentro sul fare i compitini.
La seconda lunga salita (circa 600mt di dislivello) scorre meglio, vado avanti sapendo che la gara con me stesso comincia ora, che se voglio guadagnare minuti sullo scorso anno devo farlo nei prossimi chilometri. Le terme naturali di Bagni San Filippo spuntano tra gli alberi molto prima di quanto mi aspettassi.
Qui l’acqua calda sgorga dalla roccia, bianca di calcare, modellando nel tempo pareti e colate che sembrano fatte di cera sciolta. La “Balena Bianca”, con la sua massa imponente e le vasche naturali che raccoglie sotto di sé, è uno di quei luoghi che sembrano usciti da una fiaba. Passarci accanto è straniante: un contrasto tra il corpo caldo per la fatica e la tentazione di entrare in quell’acqua ferma, sulfurea, che fuma anche d’estate.
Saluto Giuli al ristoro, do un morso al paninetto con il burro d’arachidi e la marmellata, scambio le borracce vuote con quelle piene e riparto.
Arrivare al ristoro successivo, a Vivo d’Orcia (km 74) è sempre più lungo di quanto prevedo. Finalmente scollino ma in discesa non sono veloce quanto vorrei, le gambe cominciano a non rispondere come vorrei. Mentre infila le borracce nello zainetto, Giulia mi avverte che il quarto sta arrivando molto velocemente. Riparto cercando di non pensarci, di non farmi prendere dal panico e continuare la mia gara. Le gambe sempre inchiodate.
Da qui comincia la parte più dura della gara, con quasi 80 chilometri nelle gambe affrontiamo una serie di salite e discese che sembrano non finire mai, siamo lontani dai paesaggi verde smeraldo, siamo immersi nella boscaglia, non c’è più un orizzonte, non c’è più la Rocca in lontananza, solo la prossima collina da risalire. L’aria cambia: più fresca, più sottile. Si sente il respiro del monte Amiata anche senza vederlo.
Ion Coban mi raggiunge qui, esattamente al km 80, silenzioso, assorto nei suoi pensieri. Non riesco a capire se sia in controllo o in sofferenza, ma appena comincia un tratto in discesa mi lascia li, incapace di tenere il suo passo.
Poggio Rosa, penultimo ristoro al km 87 e ultimo punto in cui vedrò Giuli prima del traguardo, sembra non arrivare mai. È anche per questo che quando arrivo rimango sorpreso nel vedere Ion ripartire dal ristoro: avrà due minuti al massimo, io convinto avesse preso almeno 5-6 minuti. Qui commetto il mio terzo errore, di volontà, di determinazione. Lo lascio andare, non ho la forza di allungare 20 secondi per raggiungerlo e provare ad agganciarlo.
Ion taglierà il traguardo 18 minuti prima di me: non credo sarei riuscito a tenerlo lungo la ripida discesa che segue Poggio Rosa, ne sulla mortale salita al sole successiva, ma resto comunque con l’amaro in bocca, con il “e se invece…”.
Mi metto il cuore in pace e vedo di portare a casa una gara che comunque è andata bene. Ho lasciato pochissimo tempo sul tavolo ai ristori ed ho ceduto molto meno nella seconda parte. Per 80km ho assaporato la possibilità di salire sul podio, poi un ingegnere in rimonta ha smontato tutto in pochi minuti, ma questo non toglie nulla alla prestazione, che con gli occhi di qualche anno fa vedrei come stellare.
A due chilometri dal traguardo, dopo una sezione ombreggiata, ondulata e piacevole, dopo cento chilometri, il percorso si arrampica beffardamente sulla stessa Rocca che abbiamo lasciato la mattina in partenza, quasi 300mt di dislivello.
Ad un chilometro dal traguardo c’è Giuli ad aspettarmi, che mi accompagna fino alla fine.
Supero il gonfiabile che sancisce la fine delle fatiche ed il corpo collassa, mi siedo a terra e non riesco più a rialzarmi. Rido e digrigno i denti per il dolore allo stomaco nello stesso momento. Rido di questa scena grottesca. Mi chiedo perché tutte le volte finisca per ridurmi così. Mi accovaccio al fondo di una scalinata, riparato dall’aria, e aspetto Giuli che venga a caricarmi con la macchina.
Takeaways
Sono contento di come sia andata Tuscany Crossing. Non voglio spendere troppe parole che ho già riportato infinite volte sul quanto mi piaccia correre queste gare. Qui alcune brevi riflessioni:
Quest’anno ho ottimizzato i passaggi ai ristori e l’attrezzatura. Ho corso tutto il giorno con le stesse scarpe, lo stesso zaino e la stessa maglietta, non ho dovuto preoccuparmene. Ai ristori non ho speso più di 6-7 minuti totali.
A livello di integrazione ho fatto un po’ fatica nella seconda parte, mi sono perso dei pezzi ed ho lasciato perdere verso la fine.
Ho corso ancora forse troppo forte nelle fasi iniziali, sebbene le sensazioni fossero come sempre di controllo, Devo imparare a fidarmi di più delle mie capacità e gestire meglio. Il secondo classificato ha tagliato il traguardo 50 minuti prima di me ed al km 30 eravamo ancora insieme.
Questo stile di gara, distanza, percorsi, mi piace da matti.
Correre 100km qui, in questo stile, in dieci ore, cercando di mettere insieme tanti pezzettini, è un gioco che mi affascina sempre di più. La sera e all’indomani della gara voglio solo mangiare e riposarmi, ma nel momento in cui scrivo, ad un paio di settimane dalla gara, la fame è tornata. Mi è bastato ricominciare a correre un po’ in collina.
Prossimi obiettivi? Allungare, la scimmia è montata ancora una volta.
Grazie per il vostro tempo 🙏.
Andrea
Amo correre, pedalare quando sono troppo stanco per correre e sciare quando c’è la neve.
Mi piace raccontare con i video - e scrivere ovviamente.
Co-Founder @vidueo
linktr.ee/andreabarravm
è un caso che il correttore automatico trasformi corribili in orribili ?